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Il restauro del monumento a Giacomo Zanella

Vicenza 9 settembre 2021: il discorso del prof. Italo Francesco Baldo per l’inaugurazione del restauro del Monumento in piazza San Lorenzo

La Voce del Sileno di Italo Francesco Baldo
Nuova serie – Anno I,  n. 10 – 9 settembre 2021 

Gentili Signore e egregi signori.
Prima di tutto la parola al poeta.

XXXV
Amai garzone del natio torrente
Il sassoso fragor. Nell’Alpi errando,
Se d’aereo macigno onda cadente
Rapida a’ piedi mi venia spumando,
E come scinta Mènade furente
Usa sull’Ebro a vibrar tirso e brando,
Fra le rupi avvolgea la sua corrente,
Con muta voluttà stetti mirando.
E de’ venti il romor, che di foresta
In foresta passava allor mi piacque,
Ché non di fuor soltanto era tempesta.
Or che l’età quella baldanza ha dóma,
Amo, Astichello, le tue placid’acque,
E l’aura che a’rosai scioglie la chioma.

I vicentini gran scrittori e gran poeti da Antonio Loschi con la tragedia Achille e, ricordando solo alcuni dei poeti, Lucrezio Beccanuvoli  che celebra le donne vicentine e la Donna di Monte Berico, Gian Giorgio Trissino con L’Italia liberata da Goti, primo accenno del Risorgimento italiano, a Carlo Bologna, maestro di poeti nel Seminario vicentino a Jacopo Cabianca e fino al oggi, ricordando Fernando Bandini  e i tanti  anche sacerdoti, che ancor oggi si cimentano nei versi, emerge la figura e l’opera di Giacomo Zanella i “cui versi – diceva Alessandro Manzoni – SON TUTTI BELLI” e  anche palati critici come quelli di Carducci e Croce dovettero pure ammetterlo almeno per qualche composizione tra tutte certo per Sopra una conchiglia fossile nel mio studio.

9 settembre 2021 – Il prof. Italo Francesco Baldo durante il discorso nel chiostro di San Lorenzo.

Così oggi ricordiamo Giacomo Zanella e, prima di tutto, desidero ringraziare il signor Sindaco Francesco Rucco che fin dal luglio 2019 ha preso a cuore il restauro del monumento a Giacomo Zanella e ha operato in tale direzione.
Debbo pure ringraziare il prof. Gaetano Thiene presidente della Accademia Olimpica, Manlio Pastore Stocchi, Adriana Chemello, don Giovanni Costantini, Emilio Manzotti, Beatrice Andretta, Oreste Palmiero e Loretta Marcon,  Tommaso Cevese, Galliano Rosset, Antonella Burrini, Antonio Scavazza, Mario Dal Maso, Mario Bardin e il giovane Mauro Maruzzo che hanno avuto a cuore il bicentenario della nascita del poeta e altre istituzioni a Chiampo e Vicenza, ma non tutte, che pure avrebbero dovuto e potuto.
Un particolare ringraziamento alle amministrazioni del Comune di Monticello Conte Otto, soprattutto i Sindaci e l’assessore alla cultura Maria Luigia Michelazzo, che dal 2015, da 16 anni, promuovono non solo un premio dedicato a Giacomo Zanella, ma studi e riflessioni che portano alla considerazione più vasta il pensiero e l’opera del poeta, primo fra tutti il prof. Giovanni Giolo del Liceo Pigafetta, dove Zanella fu Direttore e docente con particolare attenzione a Dante Alighieri.

   Perché è bene fare memoria del poeta, perché la memoria è vero testis temporum, come diceva Cicerone e ricordare è rendere attuale ciò che costituisce tradizione, ovvero portare nel futuro ciò che di importante, classico appunto, è del passato.

  Zanella che fu poeta, sacerdote sempre ammirato, tranne da uno, educatore e patriota il poeta dell’Unità d’Italia fu detto, da considerare per tanti motivo, ma , senza voler esagerare per almeno tre:

1.       Zanella visse il suo tempo, fornito di una robusta formazione culturale e religiosa, le difficoltà, i pregi, la scienza, la tecnica, e pure i difetti, soprattutto quello della nascita delle ideologie che senza tanta analisi e riflessione, i dottorelli, come li chiama il poeta, che spesso si accomodano sul salario, si costituiscono un Letto di Procuste, con il quale giudicano anche ciò di cui magari hanno letto solo un verso, servendosi di qualche slogan e soprattutto di quel relativismo che  altro non è, come diceva il fisico Ernst Mach “economia di pensieri”, che è nella cultura pessima compagna. Zanella, invece, indica che la cultura, la stessa poesia, è servizio all’uomo e al bene, attraverso i lodati studi le buone assuetudini e la bellezza che, lo insegna perfino il greco antico, è sempre sinonimo di bene. C’è bisogno di bellezza? Si domanda il famoso scrittore russo? Sì, ma se questa non confusa con il piacere figlio dei sensi, è capace di elevare lo spirto/anima dell’uomo.

2.       Zanella ci invita a riflettere e in ogni campo della vita umana, non inseguendo il presente, ma dando ad esso, anche nel minuto mondo il grande significato che può avere. Non è la moda, l’evento, l’essere smart come si usa dire oggi, che fa la cultura, che, altrimenti, chiuderemo tanti istituti culturali di ricerca e diffusione del sapere, le scuole e le biblioteche in primo luogo, dato che il loro indagare non è facilmente “di moda”, nonostante inutili tentativi di farlo. La cultura, mi sembra giusto ripeterlo, è servizio, anche quando deve affermare qualcosa di spiacevole al momento, e Zanella lo fa e talora con quella sottile ironia che ben si esprime nei suoi sonetti nell’Astichello, la sua compiuta poesia.

3.       Zanella invita anche oggi ad essere nel senso più completo partecipi dell’umanità e leggendolo e meditandolo, come suggerisce Antonio Fogazzaro, altro vicentino, come altri grandi un po’ dimenticato “ più grande ci parrà”. Non leggiamo qui che un breve brano del poeta, che è vicino al grande pensatore Immanuel Kant, di cui Zanella fu uno dei primi a considerare la sua teoria estetica. Nella Conclusione del saggio kantiano sulla Storia universale della natura e teoria del cielo vi sono parole di grande riflessione.
È un messaggio ieri come oggi destinato all’uomo e al suo valore nella capacità di riflettere su se stesso, senza darsi tante definizioni e che nella sua poesia anche quella del “pesciolino per natale” .

“Oltre il mondo che noi abitiamo; oltre i mondi che ci sono rivelati dal telescopio, esistono mondi inaccessibili al senso, ma non meno noti allo spirito, che vagheggia in essi l’idee della verità, della giustizia, della bellezza e dell’ordine: nobilissimi mondi, ove le anime eccelse sogliono ripararsi dagli assalti della fortuna e dal contagio delle umane scelleratezze. Chi di noi non ne ha avuta qualche visione? Chi di noi, cercando di esprimere co’ mezzi dell’arte un’immagine qualunque della bellezza, non si vide balenare in mente il tipo d’una sovrana bellezza, che ogni sforzo dell’arte era vano a riprodurre? Chi di noi si è mai appagato della conoscenza di un vero, che non agognasse al possedimento del vero assoluto? Chi di noi, veggendo la colpa coronata, oppressa la virtù, non ha sentito nell’anima il fremito della calpestata giustizia? Solo dall’idea scaturiscono i più nobili sentimenti che onorino l’uomo: alla quale idea, se voi sostituirete il senso, come principio d’azione, voi avrete distrutto l’ordinamento sociale, distrutto il libero arbitrio, il diritto, il dovere; la sola forza, ora armata di ferro, ora immascherata di frode, sarà la morale di un automa condannato a riporre la sua felicità nel culto del piacere e delle ricchezze.”   

Grazie

L’ombra lunga di Giacomo Zanella su Vicenza.

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