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Bibliografia Giacomo Zanella Italo Francesco Baldo

Mario Bardin parafrasa Giacomo Zanella 2

Disponibile il secondo di tre volumi
sulla poesia zanelliana.

La Voce del Sileno di Italo Francesco Baldo
Nuova serie – Anno II (2022),  n. 27 – 30 settembre 2022

Esce il  secondo volume (Cornedo (VI), Mediafactory, 2022) dei tre previsti che Mario Bardin ha dedicato all’opera poetica di Giacomo Zanella, con il patrocinio della Provincia di Vicenza e della Città di Chiampo dove il poeta vicentino nacque  il 9 settembre 1820 e che fu sempre nella sua nostalgia e dove è incisa sul marmo alla Pieve, (Santuario mariano) la sua commossa poesia, direi una preghiera, Ad un’antica immagine della Madonna.

Tanti i legami con la sua terra, messi in evidenza da diverse pubblicazioni, edite anche a cura del Comune di Monticello Conte Otto, che da quasi 18 anni propone una valorizzazione del poeta che nella frazione di Cavazzale si era costruito un buon ritiro dove compose la sua ultima grande opera, quell’Astichello che con i suoi sonetti apre al mondo contemporaneo della poesia e sul quale il Bardin aveva già pubblicato un suo lavoro Il mormorio dell’onda. Dialoghi sull’Astichello di Giacomo Zanella, Cornedo (VI), Mediafactory, 2013.
Una silloge riedita dal Comune di Monticello Conte Otto con i disegni di Galliano Rosset, Vicenza Editrice Veneta 2013. 

   Con attenzione alla riproposta del poeta Mario Bardin si rivolge al “gran popolo che sente” più che al “piccol popolo che pensa” e con gran lavoro si rapporta da lettore ai versi zanelliani. Ritenendo “opportuno affiancare al testo originale un’abbondante parafrasi, ha chiarito il professor Giuseppe Longo del Liceo Classico “A. Pigafetta” di Vicenza, più “una traduzione”, per superare i punti più ostici o lumeggiare i passaggi oscuri”. Con questa operazione in modo “affettuoso” Bardin desidera “riesumare quei capolavori ormai perduti e rianimarli, collocandoli nel loro ambiente carico di passioni umane”. 
Nel proporre le sue parafrasi Bardin “non poteva prescindere da un inquadramento, soprattutto storico, dei fermenti culturali, dalle sollecitazioni di cui il lavoro si è reso interprete.”

Mario Bardin e Italo Francesco Baldo

Come nel primo volume anche in questo secondo le poesie non seguono l’edizione che nel 1988 ha proposto l’Accademia Olimpica di Vicenza con la cura di G. Auzzas e M. Pastore Stocchi, ma Mario Badin ha preferito seguire un suo singolare modo: quello di raggruppare le poesie per temi, preceduti da considerazioni storiche e di valutazioni critiche riferite proprio ai componimenti proposti in quella Sezione.

Così, ad esempio, la Sezione dedicata al Lavoro contiene le poesie: Il Lavoro; L’industria; Il taglio dell’Istmo di Suez, facendo riferimento a esponenti dell’industria come il cugino Alessandro Rossi, anche lui capace di scrivere poesie, a temi legati all’industrializzazione nascente dell’Italia in quel periodo anche problematici, come l’alcolismo.

In una Sezione successiva Bardin fa riflettere sul grave tema dell’emigrazione, affrontato ripetutamente dal poeta e sul quale Bardin aveva costruito la commemorazione del poeta proprio il 9 settembre del 2020.
Ma anche il tema della Chiesa nell’Ottocento e della fede che Zanella legò sempre ai “santi detti” che la madre, Teresa Beretta, gli insegnò fin dall’infanzia. Vi è pure una puntatina sull’anticlericalismo che dopo il 1864 con la traduzione italiana dell’ Origine della specie di C. Darwin, aveva suscitato non solo un’ideologia contraria alla fede religiosa (il materialismo), ma anche una ulteriore avversione alla Chiesa cattolica ad opera sia dei seguaci dell’evoluzionismo sia del nascente comunismo con il suo materialismo storico, che non fu mai utilizzato come termine da K. Marx, ma che, grazie ad Arturo Labriola, divenne il concetto chiave della politica ispirata al marxismo.

     Ben ha sottolineato nella presentazione del volume il prof. Giuseppe Longo il 29 settembre 2022 nella splendida cornice di Villa Cordellina a Montecchio Maggiore, che l’accostarsi alla poesia zanelliana da parte di Mario Bardin non è un “navigare” in superficie”, ma un’immersione e parafrasando L’infinito” di Giacomo Leopardi, poeta tanto amato dall’Abate: “Così il mio pensiero sprofonda in quest’immensità: e il naufragare in questo mare è dolce per me.”

  Sarebbe troppo lungo riferire di tutti gli spunti che M. Bardin  riferisce alle poesie dello Zanella e che possono ben avvincere e proporsi per una rilettura partendo sì dalla “traduzione”, ma giungendo alla fonte, ossia alle poesie stesse scritte dal poeta, perché è sempre l’originale che è  la sorgente viva del poetare: Bene è ricordare la celebre espressione di Galileo Galilei: “Il sonar de cembali s’impara da coloro che li sanno sonare” e  il vate vicentino sa ben farli suonare, anche a per coloro che hanno disprezzato con superficialità l’opera sua e soprattutto la sua scrittura, che Alessandro Manzoni e Gabriele d’Annunzio, non certo fragili nel verso, ammiravano.

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