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Le statue del Seminario di Vicenza

Tantum  poetam Vicetia dilexit.

Tanto Vicenza amò il poeta Giacomo Zanella che a lui, ben noto non solo nella città berica, ma in tutta Italia, come attestano  le tante pubblicazioni a lui inviate da tantissime città e cittadine da illustri e meno illustri studiosi, scrittori, saggisti e poeti.
Una parte di queste sono conservate nella Biblioteca del Seminario vescovile di Vicenza.
Diversi sono i testi di indubbio valore, altri sono nuptialia e altri ancora richiedono il giudizio del famoso vate. Pochi si sono occupati di quanto fosse grande la fama del poeta vicentino e spesso con facile provincialismo qualche intellettuale e qualche letterato l’hanno liquidato come se fosse solo noto nella sua città o tutt’al più a Padova e nel Veneto.
Invece… da una ricerca risulta ben chiaro che egli era noto dalle Alpi alla Sicilia e che il suo verso era apprezzato e talora perfino imitato, come fece il giovane veronese Aberto di Sarego del ramo Cortesia (Verona  20 maggio 1855 – Verona 31 marzo 1936) che ventenne compose Fratello e sorella. Ad imitazione d’una poesia di G. Zanella) e il siciliano Francesco Vivona (Calatafimi, 21 febbraio 1866 – Chieti, 19 luglio 1936) che da diciottenne si cimentò proprio con i versi dello Zanella, traducendone in italiano il Carmen Alcaicum.
Si può agevolmente affermare, inoltre, che il poeta dell’Astichello abbia dato vita ad un piccolo movimento di poeti zanelliani, come testimoniano, tra i tanti, con affetto le poetesse: Elisa De Muri Gradesso-Silvestri, Vittoria Aganoor, Lucrezia Marzolo, Maria Alinda Bonacci Brunamonti,  Erminia Fuà, Adriana Renier Zannini. E i poeti e uomini di cultura, i docenti universitari come il filologo Giuseppe Fraccaroli e perfino industriali e politici: Antonio Bottero, Bernardo  Morsolin, Giuseppe Manni, Edmondo De Amiciis, Sebastiano Rumor, Guido Mazzoni, Fedele Lampertico, Alessandro Rossi, Luigi Luzzatti…

    Non possiamo qui fare l’elenco di tutti gli estimatori che da ogni parte d’Italia facevano pervenire i loro scritti, poesie, ricerche ed altro all’illustre vicentino, dedicandogli i loro impegni culturali e poetici.

Carlo Spazzi (1854-1936) – Bozzetto per il Monumento da erigersi in Piazza San Lorenzo, ma differente rispetto all’esecuzione finale.

Presso la Biblioteca del Seminario Vescovile, luogo caro al poeta che aveva frequentato la precedente sede ed era stato consacrato sacerdote e dove aveva insegnato e presso la Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza, è possibile prendere visione almeno di una importante parte di queste pubblicazioni, che meriterebbero tesi di laurea e ricerche approfondite per delineare quell’ambito culturale che tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ebbe non solo protagonisti famosi.
Molti esponenti diffondevano la cultura e per essa e si impegnavano, si preoccupavano della formazione del popolo. Non erano intellettuali, come li chiameremo oggi, errando, ma innamorati della cultura che intendevano anche diffondere come fece il maestro Giuseppe Tommasi (Niscemi 1850-ivi1926) che divenne, quando fu resa obbligatoria la frequenza alla Scuola elementare, Direttore Didattico, lui che aveva avuto solo una iniziale istruzione privata a cura di un sacerdote. Il niscemese inviò allo Zanella sua composizione in onore di papa Leone XIII Religione e libertà, Piazza Armerina. A. Pansini,  1886.

   Ad una ricognizione, veloce, di quanto conservato nella Biblioteca del Seminario, risultano ben 64 opere dedicate direttamente a Giacomo Zanella e attestano la stima a lui rivolta; stima che proprio nell’istituzione religiosa è evidente anche in tre  opere d’arte, due busti e una statua.

 La statua e un busto sono opera del veronese Carlo Spazzi, vincitore del concorso per l’erezione del monumento a Giacomo Zanella collocato in Piazza San Lorenzo e restaurato nel 2021 e un altro busto del vicentino Napoleone Guizzon.

Carlo Spazzi (1854-1936) – Busto

Le tre opere ci evidenziano un Giacomo Zanella pensoso e anche un po’ triste, severo e  meditante.
In realtà il poeta, che pure aveva avuto forti momenti di dolore personale e anche importante difficoltà esistenziale, non era sempre così severo.
In famiglia Zanella ebbe nella propria casa in Contrà Nobile  a Chiampo un ambiente felice e armonioso, le cure della madre lo rendevano sereno. Qui imparò la lingua e la fede materna, il lessico familiare e il dialetto veneto della zona, con certe influenze di quello parlato a Schio da dove proveniva la madre. Del dialetto don Giacomo  si servì anche nel suo ministero sacerdotale durante le prediche, per far ben intendere la Parola di Dio.
Così ricorda quella dimensione familiare:
“Quando nel verno / Erami immensa festa/ Cinger cogli altri il focolar paterno”.

    In realtà il poeta “era inesprimibilmente buono”, lo afferma Fedele Lampertico nei suoi Ricordi, ebbe un carattere anche ironico, come attestano tanti sonetti scritti dal Vate, e attestata pure  dalla descrizione che ne viene fatta: si lasciava andare a facezie, come ben descrive Antonio Fogazzaro.
Soprattutto Angelina Lampertico Mangilli in Giacomo Zanella e i fanciulli: reminiscenze, Vicenza, Prem. Tip. S. Giuseppe, 1893 lo ricorda:

“Nella sua memoria miracolosa aveva una specie di casa magica del ridicolo, dove persone incontrate un momento, aneddoti uditi una volta, entravano per non uscirne più; si trasformavano poco a poco, pigliavano la più squisita figura grottesca, ch’egli ridiceva poi agli amici con un tal scintillio degli occhi, con una tale ilarità frenata sulle labbra, fervente in tutta la persona da mettere il buon umore in quelli che stavano ad udirlo. Aveva dei momenti di schietto umorismo, e, come i più grandi poeti, ebbe a sé connaturati l’urbanità e la facezia.
Al modo gioviale accoppiava l’aurea semplicità del cuore. Ei parlava col letterato e non disdegnava di fermare il contadino e discutere famigliarmente dei lavori campestri, consigliando ed incoraggiando. Studiava indefessamente e senza limiti; ed allora si distogliea dallo studio, quando proprio la testa gli doleva e stanca la mente non gli permetteva di comprendere più quello che leggesse. […]” compose durante le passeggiate in campagna i “versi dell’Astichello e molte altre poesie, frutto non sempre di lungo studio, ma della sua fervida e calda immaginazione.”

Napoleone Guizzon (1865-1951) – Busto dipinto a bronzo

Le tre opere, recentemente restaurate consentono di considerare l’importanza del poeta e non solo le sole ad attestare ciò.
Ricordiamo che oltre a queste vi sono altre statue che raffigurano il poeta: il grande monumento in Piazza san Lorenzo, un busto conservata nel Tempio di San Lorenzo, nella Biblioteca Bertoliana, a Vicenza, insieme a quelle di Chiampo, paese natale del poeta, di Cavazzale di Monticello Conte Otto, del Liceo Santo Stefano di Padova, ora “Tito Livio”,  dell’Università di Padova dove, Aula E e Rettorato, del  busto sulla salita del Pincio a Roma, oltre a diversi ritratti ad olio e la sua presenza nel famoso ritratto dei risorgimentali di Vicenza Museo Civico di Domenico Peterlini. Vi sono poi alcune fotografie e un fotomontaggio che lo ritrae innanzi alla sua villetta a Cavazzale.

    Sono tutti questi, insieme ai ricordi di chi conobbe in amicizia, nel lavoro con le dediche, testimonianze di un’importanza del poeta, ma anche di un legame che non può certo essere dimenticato e che si è rinnovato in occasione del centenario della morte nel 1988, del bicentenario della nascita nel 2020  e annualmente dal 2005  con una Premio Nazionale a lui dedicato a cura del Comune di Monticello Conte Otto, giunto alla 18^ edizione.

     Vicenza ha grandi letterati nella sua storia di fama nazionale e internazionale e nel Veneto la città berica occupa nelle patrie lettere un “posto” di rilievo  per gli scrittori e per i poeti, tra i quali Giacomo Zanella non è certo uno sconosciuto, considerando che in tutta Italia comuni piccoli e grandi hanno spesso una via, una scuola intitolata a colui che celebrò la storia umana  e il suo sviluppo dando valore alle scienze e alla tecnica, ma sempre fu attento alla fede che si realizza nell’educazione familiare, particolarmente quella materna e che è àncora per il cammino dell’uomo nel suo futuro.

Italo Francesco Baldo

    Si ringrazia  il Direttore della Biblioteca del Seminario Vescovile di Vicenza, don Diego Baldan per l’autorizzazione alla pubblicazione delle opere, posseduta dall’istituzione di C. Spazzi e N. Guizzon che ritraggono il poeta Giacomo Zanella e la Dottoressa Laura Miceli per la collaborazione alle ricerche.

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